Premessa Iniziale
Inizio queste righe con una premessa importante, valida per i lettori e per la redazione. Non troverete alcuna menzione del Btp Più in questi scritti. Ogni commento su tale argomento sarebbe eccessivamente influenzato dalla mia personale interpretazione degli eventi, e non mi sembra corretto coinvolgere l’intero team editoriale in questa mia visione. Per chi fosse interessato alle mie opinioni personali, può cercarmi su Linkedin, dove esprimo liberamente i miei pensieri a nome di Mauro Bottarelli.
Un Inquadramento del Contesto
Analizziamo ora la situazione, che non è poi così distante da quanto premesso. Nel caso delle banche, che agiscono come agenti di collocamento del debito statale, si presuppone un mandato chiaro: gestire il risparmio e fornire credito. Questo dovrebbe precludere pratiche aggressive di trading o scalate aziendali, tranne che per operazioni limitate e sostenibili nel tempo. Sfortunatamente, sappiamo che la realtà è ben diversa. Ma fino a quando a sottolinearlo sono io, resta tutto nel campo della critica personale. Quando invece a parlarne è il Governatore della Banca d’Italia, la situazione diventa alquanto grave e quasi insultante.
Considerate attentamente il seguente estratto: …Tuttavia, la restrizione del credito merita attenzione. Le piccole imprese continuano a soffrire una forte e persistente riduzione di finanziamenti; è proprio tra queste realtà che emergono segnali preoccupanti di possibile scarsità di prestiti. Con la ripresa delle attività economiche, queste aziende potrebbero avere maggior bisogno di finanziamenti esterni; sarà fondamentale che le banche garantiscano l’accesso al credito a imprese meritevoli. Queste parole sono state pronunciate da Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia, durante il 31° Congresso Assiom Forex a Torino, il 15 febbraio scorso.
Osservate il seguente grafico, che illustra chiaramente i problemi denunciati dal capo di Palazzo Koch. La domanda che sorge è: se Fabio Panetta è consapevole che il sistema bancario sta soffocando le PMI, perché si limita a rimproveri superficiali durante eventi pubblici e non interviene concretamente?
La risposta è la stessa per cui il governo parla di tassare ulteriormente le banche ma poi si ritrae, accettando condizioni che denunciano la realtà di una situazione critica. Senza il supporto delle banche, che fungono da prestatori di ultima istanza per il nostro debito pubblico, la situazione della Grecia potrebbe sembrare più vicina di quanto non appaia. E questa non è una novità di oggi, né tantomeno dal 2011. A meno che non si creda nelle soluzioni miracolose di sterilizzazione permanente o in una BCE all’americana. In tal caso, buona fortuna.
Ora, riflettiamo su alcuni dati per avere un quadro più chiaro e informato. L’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha compilato alcune cifre rivelatrici. Tra il 2011 e il 2024, la contrazione dei prestiti in Italia è stata devastante. Stranamente, in un periodo in cui il QE perpetuo post-Lehman ha inondato le banche europee di liquidità a basso costo, sia tramite acquisti diretti di titoli sia attraverso aste di rifinanziamento a lungo termine.
Quattordici anni fa, il totale dei prestiti ammontava a 995 miliardi di euro; alla fine del 2024, questa cifra è scesa a 666 miliardi (-329 miliardi, pari a -33%). E sapete quale è stata la provincia più colpita? Siena, con una riduzione del -59,1%. Seguono Savona (-58,9%), Siracusa (-56,8%), Novara (-53,8%) e Rovigo (-52,4%), mentre le uniche eccezioni positive sono state Trieste (+1,4%) e Bolzano (+1,5%) — luoghi noti per la solidità delle loro istituzioni finanziarie e per l’autonomia regionale. Forse non è un caso che la media nazionale sia stata un calo del -34,9%.
La Cgia di Mestre apre uno scenario ancora più grave, indicando che molti imprenditori hanno deciso di non affidarsi più agli istituti di credito, risolvendo il problema della mancanza di liquidità attraverso l’autofinanziamento con capitali propri o di terzi, o attraverso il mercato dei capitali e l’azionariato diffuso.
Questo scenario apre la porta a possibili infiltrazioni della criminalità organizzata, ricca di liquidità da riciclare, o a scalate ostili da parte di soggetti che entrano come “cavalieri bianchi” con l’intento di cannibalizzare PMI eccellenti, magari per rubarne il know-how e poi delocalizzare l’attività dove i costi del lavoro sono un terzo di quelli attuali.
Pensate davvero che un Paese rischia il default solo a causa dello spread sui titoli di stato? La deindustrializzazione e la desertificazione manifatturiera possono uccidere in modo più lento e meno mediatico, ma altrettanto letale. Anzi, di più. Perché mentre un debito può essere ristrutturato con prestiti e l’intervento della Troika, una volta che l’economia reale è compromessa, rimane solo la spesa pubblica.
E, per essere chiari, questa situazione non è colpa di questo o quel governo. Il “doom loop” tra il Tesoro e le banke per la detenzione di titoli di stato è una pratica tanto incestuosa quanto bipartisan.
Guardando i numeri, è giustificabile che MPS tenti di scalare Mediobanca? Quale credibilità può avere? Nessuna, infatti il mercato ha immediatamente bocciato l’Ops senese. E lo Stato, che ha salvato quella banca con i nostri soldi, perché non critica quella contrazione record dei prestiti, di fronte a operazioni di finanza aggressiva su valori totalmente gonfiati?
Forse perché tutti sanno come, prima del disastroso affare Antonveneta, furono proprio i prestiti eccessivi del “sistema Siena” a devastare i conti della banca più antica d’Europa?
Quando leggete certi articoli che sembrano più prospetti informativi che vere notizie, pensate a questi numeri. E alle piccole e medie imprese che chiudono definitivamente le loro attività. Attenzione, perché l’adorazione un po’ iconoclasta dello spread artificialmente basso garantito dalla BCE potrebbe distoglierci da un default che, giorno dopo giorno, diventa realtà. Quando ci renderemo conto e ne prenderemo coscienza, potrebbe essere troppo tardi.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.
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